Gente di Łódź. Etnografia di una città in trasformazione (parte 3 di 3)

— di Katarzyna Piotrowicz
Pubblicato il 29 maggio 2023


Łódź, situata nel centro della Polonia, è una città dalle mille definizioni, storicamente conosciuta soprattutto per l’industria tessile e per la famosa scuola di cinema frequentata da grandi registi di fama mondiale come Polański, Kieślowski e Żuławski. Spesso ignorata dagli studiosi del settore, sconosciuta ed esclusa dai percorsi turistici più popolari, da decenni ormai cerca di trovare una nuova identità incentrata sui servizi e gli eventi culturali. Per comprendere meglio la sua essenza attraverseremo gli ultimi quarant’anni della sua storia in un viaggio spazio-temporale diviso in tre capitoli. Inizieremo questo percorso negli anni ’80, periodo di grandi cambiamenti che porteranno alla dissoluzione di tutto il blocco comunista. Proseguiremo soffermandoci sul decennio successivo per osservare come il crollo dell’industria abbia cambiato l’identità di Łódź e in che modo abbia  influito sulla vita dei suoi abitanti. Nell’ultima parte del nostro viaggio ci concentreremo sui primi decenni del nuovo millennio. Da questa prospettiva potremo osservare la situazione attuale e valutare l’aspetto di una città reinventata, costretta a rapportarsi con le nuove opportunità che le sono state offerte dall’era della globalizzazione e del neoliberismo.

Anni 2000: successi e fallimenti di una città che non si arrende mai

Łódź Centrum
Foto di Julia Mrowczyska

Con la trasformazione degli anni ’90, l’amministrazione locale si è impegnata a rendere la città più omogenea attivando un significativo processo di rivitalizzazione e di riqualificazione, legato fondamentalmente a due elementi: l’ampliamento della stazione Łódź Fabryczna e, dopo il crollo del sistema, l’idea di rendere la cultura e l’arte i marchi di riconoscimento della città. Ne furono particolarmente coinvolti i quartieri operai confinanti con il centro cittadino. Grazie alla privatizzazione, gli esperti del settore immobiliare decisero di investire importanti somme di denaro acquistando lotti di terreni ed edifici, spesso fatiscenti, con l’intenzione di creare nuove zone residenziali destinate alle fasce sociali più abbienti e di conseguenza costringendo gli abitanti storici di questi quartieri a trasferirsi nelle zone più periferiche e meno costose. Secondo un manuale pubblicato nel 2003 dall’Ufficio di edilizia abitativa e sviluppo urbano, il significato di rivitalizzazione dovrebbe corrispondere ad un processo di complesse modifiche legate allo spazio, alla società e all’economia, che indicano come obiettivo finale quello di fissare un ordine spaziale, la protezione dei monumenti e delle eredità culturali, la ricostruzione dei legami sociali e il rinvigorimento economico di alcune zone o di intere città considerate degradate. Tuttavia nel corso d’opera sono emerse diverse criticità: in contesti simili il mercato del suolo urbano, spesso speculativo, tende a facilitare la distribuzione delle attività in base alle esigenze di spazio e di accessibilità, distribuendo la popolazione residente per fasce di reddito. Le famiglie benestanti hanno la possibilità di scegliere il luogo dove risiedere, quelle meno facoltose si adattano a condizioni abitative più economiche e di conseguenza spesso più disagiate.

Quartiere Księży Młyn, giardino
Foto di Julia Mrowczyska

Nel XX secolo gli studiosi Robert Park ed Ernest Burgess, fondatori della prima scuola di sociologia urbana nota come Scuola di Chicago, hanno interpretato la geografia sociale delle città americane per analogia con i modelli dell’ecologia. Gli autori Dematteis e Lanza nel loro libro Le città nel mondo osservano che: “Secondo questa scuola la città si comporterebbe come un sistema ecologico naturale in tendenziale equilibrio, formato da zone concentriche in ciascuna delle quali le varie attività, fasce sociali e subculture troverebbero la propria collocazione più adatta. La continua espansione della città modificherebbe continuamente i confini delle zone senza però alterare il disegno dell’insieme. ”Nelle città polacche, a differenza di quelle americane, il fenomeno di subculture e multietnicità era pressoché inesistente a causa di una forte omologazione sociale voluta dal sistema ideologico. Le differenze sociali, soprattutto ai tempi del regime comunista, assumevano un significato differente da quello in uso in Occidente. Lo Stato gestiva la distribuzione delle abitazioni, ma per ottenere un’assegnazione abitativa spesso servivano conoscenze ai vertici del partito. Soltanto nelle zone storicamente considerate operaie difficilmente si assisteva a un ricambio significativo dei residenti. Questa situazione è notevolmente cambiata dopo il crollo del sistema. Le zone operaie confinanti con il centro cittadino sono diventate un’allettante scelta abitativa per i nuovi residenti provenienti dalle classi medio alte. I liberi professionisti dei casermoni dell’epoca del comunismo divennero negli ultimi decenni i maggiori acquirenti delle abitazioni esclusive nelle zone periferiche della città. Queste abitazioni, sempre più spesso recintate e sottoposte a un sistema di sorveglianza, hanno dato vita a vere e proprie gated communities. In un contesto come quello polacco un’organizzazione residenziale di questo tipo non serve a far sentire gli abitanti interni protetti dalla criminalità e povertà degli strati sociali meno agiati. La scelta di viverci è dovuta più che altro al desiderio di ribadire il proprio status e di condividere lo spazio abitativo con concittadini altrettanto benestanti. Il fenomeno migratorio da un quartiere all’altro, piuttosto diffuso negli ultimi decenni, è considerato un effetto naturale, diretto e indiretto, dei processi di rivitalizzazione e gentrificazione1Per gentrificazione si intende il processo di riqualificazione e rinnovamento delle aree urbane caratterizzato dall’aumento dei prezzi degli immobili e dal progressivo cambiamento sul piano socioculturale.. Quello che preoccupa invece l’amministrazione locale è la sistematica diminuzione della popolazione locale, proiettata in cerca di lavoro e nuove opportunità di vita verso la vicina capitale o nei paesi occidentali. La potenziale crisi delle risorse umane disponibili sul mercato del lavoro è per ora scongiurata soltanto grazie all’arrivo di migranti provenienti soprattutto dalle ex repubbliche sovietiche. Chi decide di trasferirsi in Polonia, trova solitamente lavoro presso le fabbriche appartenenti ai nuovi investitori multinazionali, dislocate nei quartieri periferici della città. Le ondate migratorie provenienti dall’Est hanno coinvolto intere famiglie, portando nelle scuole polacche un numero elevato e in continua crescita di bambini stranieri.

Le questioni legate all’intolleranza verso gli immigrati sono difficilmente individuabili a Łódź. I polacchi appartengono tradizionalmente e storicamente a una popolazione di migranti e non di chi accoglie persone in cerca di una vita migliore. Esclusi atti di violenza e intolleranza sempre più spesso presenti nei fatti di cronaca nazionale, legati alle politiche di chiusura e discriminazione dell’attuale governo, domina sovente un atteggiamento passivo e indifferente nei confronti dei migranti. Il numero di chi decide di soggiornare permanentemente in Polonia è in continuo aumento e la destinazione più ambita sono i complessi urbani e le metropoli, perché, come sostiene l’antropologo T.H. Eriksen, “Se è vero che il mondo è in movimento la maggior parte dei suoi abitanti non si sta spostando verso i campi di detenzione profughi ma verso i centri abitati e le città”.
Non è facile prevedere come si evolverà in Polonia l’attuale tolleranza passiva nei confronti degli stranieri, ma sicuramente dipenderà dalla futura condizione economica del paese e dalla gestione politica delle problematiche migratorie.“Generalmente è stato confermato un appurato legame tra la xenofobia e il sentimento di insicurezza e minaccia dalle persone appartenenti allo status sociale basso. Dall’altra parte la tolleranza che unita alla fiducia sociale crea un terreno adatto alla produzione delle risorse creative del capitale sociale, è in un grado minore condizionata dallo status sociale alto”, sostiene il sociologo Maciej Frykowski. Il sentimento negativo riguardo alla presenza degli stranieri risulta perciò sottoposto in minor misura a un’analisi contemplata in vari ambiti sociali ma le ideologie e le decisioni delle autorità politiche possono influenzare in modo significativo l’atteggiamento della popolazione nei confronti dei migranti.

Negli anni di trasformazione anche l’istruzione ha subito diversi cambiamenti. La durata e le caratteristiche specifiche di tutti gli ordini scolastici sono stati modificati con l’intento di riformare l’intero sistema e allinearlo ad altri paesi comunitari. Un nuovo cambio di rotta, piuttosto dispendioso per le risorse economiche del Paese, è avvenuto nel 2017 quando il Ministero dell’istruzione ha riattivato con la nuova riforma il vecchio ordine scolastico, sospeso negli anni ’90. Nei decenni successivi alla grande trasformazione sono sparite o sono state fortemente trasformate le scuole professionali, provocando lacune nella formazione di artigiani e liberi professionisti. Soltanto negli ultimi anni è stato attivato un piano di ristrutturazione complessiva di questo ordine di scuole. Occorrerà attendere qualche anno per verificare l’efficacia di questo progetto. L’istruzione accademica, invece, dal crollo del sistema comunista ha vissuto un lungo periodo di rinnovamento. Anche a Łódź, considerata un importante polo universitario, accanto alle facoltà statali sono apparsi diversi atenei privati in grado di offrire interessanti opportunità di studio ai giovani supportati dalle proprie famiglie, sempre più facoltose e pronte a sostenere rette dispendiose. Secondo la ricerca effettuata in America dall’antropologa Sherry Ortner, i genitori provenienti dalle classi medio-alte cercano di garantire ai propri figli un sostegno materiale infinito e illimitato che va oltre il momento in cui la loro prole raggiunge l’età matura. In Polonia possiamo osservare una situazione analoga anche se i vari stadi di vita di un polacco procedono a un ritmo molto più serrato rispetto a quello dei giovani dell’Europa meridionale.

L’arrivo dei grandi investitori pronti a trasformare i complessi industriali abbandonati in grandi centri commerciali, o costruirli ex novo, ha apportato diversi cambiamenti nella gestione dello spazio e nella distribuzione dei servizi. A differenza degli altri paesi occidentali, dove i centri commerciali spesso per motivi economici vengono costruiti nelle zone periferiche, a Łódź per via della discontinuità nell’occupazione del suolo, lo spazio disponibile non manca e le fabbriche dismesse continuano a offrire interessanti opportunità di sviluppo di progetti immobiliari importanti anche nelle zone centrali della città. La presenza di grandi centri commerciali non ha modificato del tutto le abitudini quotidiane degli abitanti, soprattutto nei quartieri storici di origini operaie. Si continua a frequentare i piccoli negozi alimentari locali, più vicini e più comodi perché “sotto casa”. È evidente invece la sempre più scarsa presenza delle botteghe artigiane, frequentate quasi esclusivamente dai clienti abituali piuttosto attempati. Sono scomparsi i panettieri, ai tempi della crisi degli anni ’80 un importante punto di riferimento alimentare in contrasto con altri negozi prevalentemente sprovvisti di merce. Il pane d’altronde ha sempre avuto una carica simbolica non indifferente in Polonia. Secondo l’antropologo americano Igor Kopytoff, al termine del regime comunista “Nell’Europa dell’Est l’enorme carica simbolica del pane si è deteriorata e degradata a causa della sua commercializzazione” Tuttavia ancora adesso molte persone, indipendentemente dai propri principi etici e religiosi, prima di tagliarlo tracciano sulla crosta un simbolico segno della croce. Il pane si conferma uno degli alimenti fondamentali e più apprezzati dalla popolazione locale e probabilmente per questo motivo, continua a vantare un’alta qualità e un ricco assortimento. Quello che fatica a rimanere invariato è il prezzo del pane e di altri prodotti alimentari, rendendo il potere d’acquisto dei cittadini sempre più basso.

Quartiere Księży Młyn
Foto di Julia Mrowczyska

Diverse famiglie si sono ritrovate a dover abbassare il proprio tenore di vita a causa della nuova politica liberale e dei tagli del welfare statale attuati nel momento di trasformazione. La Chiesa, fondamentale per il supporto spirituale e materiale dei cittadini ai tempi del vecchio regime, è diventata negli ultimi anni uno strumento di propaganda nelle mani del governo attuale ma anche, soprattutto nelle zone della città più disagiate, un importante punto di riferimento per i nuovi poveri. Attualmente diverse parrocchie sono impegnate a creare una rete di supporto multifunzionale per i più bisognosi. Non è un compito facile se consideriamo una crescente “apatia spirituale” delle generazioni più giovani, anche a causa delle denunce sporte negli ultimi anni nei confronti della Chiesa per molestie sessuali a danni di minori, compiute regolarmente da anni ma sistematicamente oscurate delle autorità ecclesiastiche locali.La povertà e il disagio sociale continuano a costituire un grave problema difficile da contenere. I cittadini di Łódź come tanti altri polacchi persistono ad avanzare nei confronti dello Stato un atteggiamento colmo di aspettative. Il sociologo Maciej Frykowski nel suo libro intitolato La fiducia sociale degli abitanti di Łódź, sostiene che più sono precarie le condizioni base di sopravvivenza, meno riusciamo a fidarci del prossimo. Anche noi stessi veniamo percepiti con una minore credibilità. Le persone tendono a chiudersi nelle proprie nicchie, sostenere e cercare il sostegno delle persone conosciute, a basso rischio. Questo meccanismo mette in moto una serie di conseguenze: si diventa meno flessibili portando la circolazione delle comunicazioni ad essere meno fluida. Si tratta di un processo che parte indubbiamente dall’alto: la mancanza di garanzie politiche, economiche e sociali causa la scarsa fiducia nel prossimo. Questo processo, iniziato dal basso, tende a spostarsi verso l’alto, creando un circolo vizioso e influenzando a sua volta la politica e l’economia ad alti livelli.
Un altro grande problema della città è costituito dal caos architettonico e dalla sostenibilità.A Łódź l’urbanizzazione poco ordinata porta indubbiamente diversi segni di progettazioni inappropriate del passato ma è legata in misura rilevante alle modifiche apportate dalle équipe governative che si sono susseguite negli ultimi decenni. Non sempre l’amministrazione locale è riuscita a risolvere in modo propositivo le problematiche locali coinvolgendo anche i diretti interessati, ovvero i concittadini rappresentati dalle circoscrizioni comunali e associazioni varie. In un contesto ideale un forte sistema politico basato sulla democrazia porta le persone ad affidare più facilmente il proprio futuro a terzi. Il cittadino si sente in questo modo più coinvolto nelle decisioni prese dalle autorità. Il problema è che le radici democratiche nei Paesi che hanno sperimentato il regime comunista sono molto deboli. Tra i diversi interlocutori costituiti dalle istituzioni, forze politiche e cittadini, manca spesso una base razionale di comunicazione e un linguaggio comune. Questa incomunicabilità così netta si basa spesso su un livello basso di fiducia sociale.  “Il livello di fiducia in un modo più o meno diretto influisce sui contesti politico ed economico della vita sociale. Ha un’importanza essenziale per giudicare il grado di radicamento dei valori democratici nella società. La mancanza di fiducia potrebbe significare che la maggioranza della popolazione non la merita. Con questo, la legittimazione del governo scelto dalla stessa maggioranza viene messa in discussione” – scrive Maciej Frykowski. La gran parte dei cittadini polacchi fatica a identificarsi con il governo attuale. Sempre più urgenti risultano importanti riforme legislative, sociali ed economiche. Nello stesso tempo è piuttosto diffusa la consapevolezza di quante difficoltà si dovranno affrontare nel prossimo futuro. Il processo di trasformazione iniziato negli anni ’90 sarà ancora molto lungo e l’instabilità politica del paese guidato da un partito populista di estrema destra, sicuramente lo rende più inconclusivo e poco efficace.

Via Piotrkowska, cortile interno
Foto di Julia Mrowczyska

Oltre a tutti i problemi sopracitati, Łódź ha sempre dovuto affrontare la mancanza di fondi per realizzare i progetti approvati. I presupposti di base poi non sempre rendevano i progetti architettonici sufficientemente sostenibili per l’ambiente. Il crollo dell’industria ha indubbiamente contribuito a un miglioramento delle condizioni ambientali della città. Purtroppo l’inquinamento atmosferico continua a preoccupare l’amministrazione comunale, esperti e abitanti: le quantità delle polveri sottili nell’aria superano spesso i limiti massimi ammissibili. Per contrastare questo fenomeno è stata eliminata una quantità importante di stufe nel corso della riqualificazione delle abitazioni nel quartiere Łódź Centro senza tuttavia portare a una risoluzione definitiva del problema. L’emissione delle sostanze inquinanti causata dall’uso di sistemi di riscaldamento domestico obsoleto risulta una delle principali cause della pessima qualità dell’aria in città. Eppure Łódź è considerata una città verde. Vanta un gran numero di parchi e giardini anche se distribuiti in modo poco omogeneo. A pochi chilometri dalla città si trova uno dei più grandi complessi forestali cittadini d’Europa, Łagiewniki, molto apprezzato e frequentato da un numero elevato di persone, soprattutto durante i weekend e nei periodi di vacanza. Il mantenimento e l’ampliamento delle zone verdi presenti in città e nei dintorni costituisce uno degli impegni più importanti delle politiche urbane negli ultimi decenni. Per raggiungere questo obiettivo si cerca di contrastare la cementificazione e l’eccessivo sfruttamento del suolo. Anche se il numero degli abitanti di Łódź continua a diminuire, l’espansione periurbana della città sembra comunque inarrestabile. Per questo motivo l’amministrazione locale mette in atto diverse strategie per rendere più efficace la regolamentazione del consumo del suolo. Ne fanno parte ad esempio gli incentivi legati all’occupazione e riuso dei vuoti urbani e riqualificazione dei quartieri degradati per offrire alla cittadinanza valide alternative alle nuove costruzioni. Per contrastare, almeno in parte, il traffico intenso nella città e la rete di trasporto pubblico insufficiente, a Łódź, come in tante altre città europee, è stata realizzata una rete di piste ciclabili che costituiscono una valida opzione per chi preferisce spostarsi in  modo più ecologico.

Łódź è una città dalle mille sfaccettature. Sembra quasi che rispecchi le aspettative e i timori che le persone hanno nei suoi confronti. Può essere vista come una città di grandi opportunità e altrettanto grandi fallimenti. Una città aperta a una nuova cittadinanza multiculturale o piena di pregiudizi che ancora oggi pongono distanze tra i ricchi e i poveri, tra chi vive qui da generazioni e chi è appena arrivato. È una città moderna, che si sforza di essere un importante punto di riferimento culturale e artistico a livello europeo ma anche una città segnata da un forte degrado. Le sue costanti contraddizioni irritano, affascinano, attirano e respingono.
Il futuro di Łódź è incerto come incerto può essere l’esito di un processo ancora in evoluzione. Basandoci sui dati che abbiamo a disposizione, sugli obiettivi raggiunti e programmati, i fallimenti e altri fatti concreti, possiamo avanzare ipotesi più o meno avvincenti riguardo all’avvenire, ma per i suoi cittadini, ospiti e ammiratori, Łódź rappresenta un simbolo di resistenza, di fatica e di sacrificio, un forte punto di riferimento per chi ha trovato proprio qui una casa e che non ha avuto paura di mettersi alla prova e di andare avanti immaginandola sempre più bella e accogliente.


Riferimenti:

Dematteis G. e Lanza C., Le città del mondo, Torino, UTET Università, 2014;

Eriksen T.H., Fuori controllo. Un’antropologia del cambiamento accelerato, Torino, Einaudi, 2017;

Frykowski M., La fiducia sociale degli abitanti di Łódź, Łódź, Wydawnictwo Uniwersytetu Łódzkiego, 2005;

Kopytoff I., The Cultural Biography of Things, in Appadurai A. (ed.), The Social Life of Things. Comodities in Cultural Prospective, Cambridge, Cambridge University Press, 1986;

Ortner S.B., Generation X: Anthropology in Media-Saturated World, «Cultural Anthropology», 13 (2), 1998;

Polska Urzad Mieszkalnictwa i Rozwoju Miast, Podręcznik rewitalizacji: zasady, procedury i metody działania współczesnych procesów rewitalizacji, Warszawa, Mefisto Editions, 2003.